Lo scorso giugno, Jack Bender, uno dei produttori esecutivi nonché regista di Lost e di altre serie come I Soprano, Ally McBeal, The Practice, Carnivale, ha tenuto a Roma alcune lezioni interessanti sul passaggio cruciale da pagina scritta a messa in scena.
Ecco quanto ne è emerso.
La genesi di Lost è stata piuttosto travagliata.
La prima idea è stata quella di rifare in versione drama il reality di successo Survivor, ma il primo script è stato considerato terribile da ABC .
JJ Abrams, allora produttore esecutivo di Alias, è stato ingaggiato dal network per lavorare all’idea di base ritenuta comunque molto valida.
In tempi strettissimi, Abrams in collaborazione con gli altri due principali executive producer della serie, Damon Lindelof e Carlton Cuse, ha scritto la sceneggiatura del pilota.
Una volta approvato lo script, hanno avuto pochissimo tempo disponibile per trovare il cast e girare il Pilot, anche perché la maggior parte degli attori interessanti per le parti erano già contrattualmente impegnati in altri progetti.
La scelta di attori semi-sconosciuti è stata inizialmente dettata da ragioni di tempo e di budget tecnico, ma si è rivelata vincente.
Il Pilot inizialmente aveva una sequenza lineare: le persone che si imbarcano su un aereo, lo schianto e i sopravvissuti che cercano di aiutarsi.
E’ stato Lindelof a proporre di mescolare gli eventi: iniziare dal primo piano dell’occhio di Jack, sopravvissuto all’incidente, per poi muoversi in avanti e indietro nel tempo.
Nella versione originale del Pilot Jack doveva morire, ma i test effettuati sul pubblico prima della messa in onda, hanno deciso il destino di quello che è diventato uno dei personaggi principali della serie.
Anche i flashback non esistevano nella prima versione del Pilot e sono stati a lungo osteggiati da ABC, sia perché li riteneva un elemento vecchio e che distoglieva lo sguardo dall’ isola, sia perché non era convinta delle loro potenzialità narrative.
Quasi tutti i flashback sono girati alle Hawaii con l’ausilio di green-screen e computer grafica.
In particolare si è cercato di eliminare dai flashback i colori predominanti dell’isola, verde e blu, per distinguere le due sezioni narrative.
Sempre di Lindelof è stata l’idea di bloccare Locke su una sedia a rotelle. Inizialmente, infatti, la storia di Locke non prevedeva alcun handicap.
Le scene erano già state girate e il set era già stato liberato dai resti dell’aereoplano, così il regista ha dovuto inventare dei trucchi per girare di nuovo le scene in cui il personaggio, sull’isola, si rende conto di di poter camminare:
piani stretti, sfocature, immagini stock hanno realizzato l’effetto desiderato.
La storia pensata per Hurley non soddisfaceva nessuno, finché a Carlton Cuse venne l’idea di legare il destino del personaggio ad una serie numerica; Lindelof approvò e venne girato un nuovo flashback.
I personaggi di Jin e Sun non erano previsti, ma l’attrice è piaciuta così tanto alla responsabile casting che hanno scritto una nuova storia comprendendo anche Jin.
Curioso è il fatto che quest’ultimo ha dovuto studiare di nuovo il coreano per poter recitare in lingua, visto che aveva sempre recitato in inglese ed aveva dimenticato la lingua di origine.
Anche al primo episodio dei coreani, la ABC si era opposta: una puntata con il cinquanta per cento di tempo sottotitolato non era vista di buon occhio (record per la televisione free nord americana), ma il successo di Lost ha dimostrato il contrario.
Altre opposizioni da parte della ABC sono state mosse sull’episodio Dave, dove sembra che l’intera isola sia il frutto della mente malata di Hurley, ma per fortuna i produttori esecutivi ne hanno salvato la messa in onda.
Il direttore del network si era opposto anche alla scena dove il beechcraft giallo, contenente le statuette piene di droga, si schiantava sull’isola. L’opinione era che un elemento così dirompente, in quel punto della narrazione, avrebbe compromesso il successo della serie.
Il compromesso che ha permesso la messa in onda è stato quello di rendere l’intera scena onirica.
Gli attori inseriti nella seconda stagione non sono risultati molto graditi al pubblico, per questo ne sono stati uccisi più di quanto previsto inizialmente. In ogni caso i produttori ritengono che questi personaggi abbiano avuto un senso nella storia globale di Lost.
Forti dubbi sull’ambientazione della seconda stagione nella botola, sono stati sollevati dalla ABC, per la convinzione che il successo fosse derivato dall’ambientazione esotica dell’isola. Un compromesso è stato quello di bilanciare le scene tra l’interno e l’esterno della botola.
Quando è nata l’idea della botola, non era chiara la sua funzione, compresi i numeri da inserire nel computer.
JJ Abrams propose di lasciarla inerte per alcune stagioni e far accendere la luce solo tre o quattro anni dopo, oppure di far trovare all’interno di questa un’altra botola… come un gioco di scatole cinesi.
Poi si arrivò a decidere di terminare la prima stagione con la telecamera che faceva una panoramica dell’interno della botola, ma risultò più efficace la soluzione finale di accendere una luce e lasciare il pubblico con il fiato sospeso fino all’inizio della nuova serie.
L’interno della “hatch” è passato da un’ambientazione simile ad una navicella di Star Trek ad una di Blade Runner, fino ad arrivare al terzo allestimento, quello definitivo.
“Live together die alone” è il motto della troupe di lavoro di Lost: rappresenta la loro filosofia di lavoro e di vita che prevede la collaborazione e il sostegno reciproco. La frase è diventata successivamente il titolo di uno degli episodi chiave della serie.
Come per i copioni degli attori, per ragioni di segretezza, Bender ha ricevuto lo script dell’ultimo episodio della terza serie solo due giorni prima delle riprese, così le ultime pagine, relative all’ultima scena sconvolgente, sono state consegnate solo ai due attori coinvolti e al regista.
In ogni stagione viene prefissata una tematica di fondo e alcuni snodi narrativi importanti, tuttavia è possibile spaziare e muoversi all’interno di questa struttura, inserendo nuove idee e soluzioni.
I tempi di produzione sono strettissimi, funziona tutto come una catena di montaggio, ma senza compromettere la qualità finale del prodotto; a volte la produzione si trova in anticipo di sole quattro settimane rispetto alla messa in onda.
Ci riferisce Bender che gli attori lavorano circa quattordici ore al giorno per cinque giorni la settimana, nove mesi l’anno e hanno il permesso di lasciare l’isola solo in rarissimi casi.
Bender ha infine aggiunto che hanno in serbo per noi tre stagioni, da sedici episodi l’una, ad altissimi livelli qualitativi.
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